Si chiama Salute allo Specchio il progetto dell’Ospedale San Raffaele di Milano per supportare le donne che, oltre a essere messe a dura prova dalla malattia e dalla terapia, spesso si ammalano di solitudine.
- «La diagnosi», spiega la psicologa Valentina Di Mattei, fondatrice e vicepresidente di Salute allo Specchio Onlus, «segna una linea di confine tra il prima e il dopo la malattia: è un evento traumatico che interrompe la continuità dell’esistenza». Può causare paura, preoccupazione, disorientamento, rifiuto. «Quindi noi affianchiamo le pazienti affinché comprendano la diagnosi e le aiutiamo a reagire nel modo più funzionale».
L’equipe di psicologi cerca di capire innanzitutto i loro bisogni.
«La domanda che più spesso fin dall’inizio ci viene rivolta è: perderò i capelli? In effetti cambiare aspetto, apparire e vedersi diverse causa molta sofferenza e disorientamento, tanto che molte donne tendono a isolarsi». È importante, invece, sottolinea Di Mattei, non lasciare che la malattia prenda il sopravvento e non identificarsi solo con la parte di sé malata. Per questo lavorano sia sull’aspetto fisico, sia sulle relazioni sociali.
«Perdere i capelli e scegliere la parrucca rappresenta solitamente un momento molto difficile, ma riscontriamo che chi non lo fa da sola, ma è affiancata dal marito, da un’amica o dalla mamma, lo vive con più leggerezza. E noi quindi incoraggiamo a condividere con gli altri questi e altri momenti, a mantenere vive le relazioni di sempre, ma anche a confrontarsi con le altre donne del reparto, riscoprendo virtuosi rituali di gruppo».
- Da questo punto di vista è importante, secondo la psicologa, che familiari e amici mantengano gli stessi atteggiamenti di sempre e non trasformino il tumore in un tabù, evitando per esempio di parlare del futuro o delle difficoltà quotidiane che la paziente sta affrontando.
«II nostro obiettivo», conclude Di Mattei, «è offrire una rete di sostegno per ritrovare energia e autostima. II tumore così non smette di far paura, ma lo si affronta con maggior fiducia».
Fonte: tratto da un servizio di Simona Regina su Ok Salute e Benessere di aprile 2017