Confermata l’ipotesi secondo cui la nostra memoria di lavoro è strutturata su tre livelli.

Gli psicologi della memoria hanno dibattuto a lungo sull’esistenza di due o tre livelli di working memory, o memoria di lavoro, un tempo chiamata memoria a breve termine. Si tratta di un sistema per l’immagazzinamento temporaneo e la prima gestione-manipolazione dell’informazione, ma con una capacità e un tempo di ritenzione ridotti.

  • L’ipotesi di una sua tripartizione, contrapposta al modello unitario, risale al 1974, con gli studi di Alan Baddeley e Graham Hitch. Sebbene l’ipotesi di Baddeley e Hitch sia diventata dominante, mancavano prove definitive a suo sostegno e dati sulle capacità e le funzioni di ciascun livello.

Ora, in uno studio pubblicato sul «Journal of Cognitive Psychology», ricercatori della Rice University e del Georgia Institute of Technology hanno dimostrato l’esistenza di tre strati «concentrici» di memoria di lavoro, grazie a semplici esercizi di memoria che riguardano forme e colori osservati sullo schermo di un computer.

Oltre a un nucleo che si focalizza su un elemento attivo, c’è un’area circostante in cui ci sono almeno altri tre elementi attivi e una regione più vasta in cui si trovano gli elementi passivi, etichettati per il successivo recupero o «messi in secondo piano».

  • Scoperta ancora più importante, i ricercatori hanno osservato che il nucleo, o centro dell’attenzione, ha tre ruoli e non due, come si credeva: dirige l’attenzione sul giusto elemento, che è influenzato dalla prevedibilità del segnale di ingresso, in seguito lo recupera e successivamente, se necessario, lo aggiorna.

Fonte: un articolo di Eugenio Melotti tratto da Mente & Cervello, maggio 2011

La redazione di Bellezza & Benessere consiglia: La memoria di lavoro (di Alan Baddeley)

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