Il diabete è una malattia molto complessa che include diverse patologie accomunate dall’iperglicemia. Il diabete di tipo 2 è la forma più comune e riguarda circa il 90% dei casi. Secondo gli ultimi dati, gli italiani affetti da diabete sono circa 4 milioni e nel 2030 saranno, in base alle stime, oltre 5.
A differenza del diabete di tipo 1 che ha origine autoimmune e consegue alla rapida distruzione delle cellule del pancreas che producono insulina, il diabete di tipo 2 si sviluppa nell’arco di anni, passando attraverso una fase d’insulinoresistenza (minore efficacia dell’insulina) e arrivando a un deficit relativo di produzione d’insulina.
Circa il 40% dei diabetici di tipo 2 ha parenti di primo grado (genitori, fratelli) affetti dalla stessa malattia, mentre nei gemelli monozigoti la concordanza si avvicina al 100%, suggerendo una forte componente ereditaria.
Il diabete di tipo 2 viene di solito diagnosticato per caso, perché l’iperglicemia si sviluppa gradualmente e anche quando la glicemia è elevata i segni clinici possono essere sfumati.
Basta un esame del sangue: valori di glicemia a digiuno maggiori di 126 mg per dl di sangue confermati in più occasioni o di emoglobina glicosilata superiori al 6,5% (48 mmol/mol) indicano la presenza di diabete.
Ha l’obiettivo di mantenere un buon controllo dei livelli di glicemia e del peso. Deve comprendere verdure, legumi, frutta, cereali integrali e pesce.
La dieta non dev’essere per forza fatta di privazioni, anzi pasta o pane (meglio integrali) sono ammessi. È invece essenziale che il diabetico riduca il consumo di carboidrati semplici (zuccheri, bevande zuccherate), eventualmente utilizzi dolcificanti (stevia, aspartame, ciclamato) e limiti il consumo di grassi e sale (formaggi, carne rossa, insaccati).
Un’attività fisica di tipo aerobico e di grado moderato (camminata a passo svelto, passeggiate in bicicletta in pianura o cyclette, ginnastica, nuoto, ballo) per almeno 150 minuti a settimana oppure di tipo più intenso per 90 minuti a settimana è raccomandata per migliorare il controllo glicemico, mantenere il peso corporeo e ridurre il rischio cardiovascolare.
L’attività fisica va distribuita in almeno tre giorni a settimana e non devono passare più di due giorni consecutivi senza attività.
Se praticato quotidianamente, lo sport può essere considerato una vera terapia per le persone con diabete, tanto che in molti casi permette di ridurre, e a volte addirittura di sospendere, l’assunzione dei farmaci.
Prima però di iniziare un’attività fisica di intensità superiore alla camminata veloce è necessario escludere condizioni a elevato rischio cardiovascolare, come un’ipertensione non controllata, e la presenza di complicanze che rendano controindicati alcuni esercizi.
Si può ottenere un controllo iniziale della malattia attraverso uno stile di vita corretto. Se dopo tre mesi il compenso glucidico non migliora si associa una terapia farmacologica. Generalmente si inizia con la metformina (se ben tollerata e non controindicata) che migliora la sensibilità all’insulina.
Dopo un intervallo di due-sei mesi, se non si ottengono miglioramenti, si aggiungono uno o più farmaci orali o iniettabili che sono in grado di aumentare la secrezione e/o la sensibilità insulinica.
Fonte: “Stili di vita sani tengono la glicemia sotto controllo” è un articolo della dottoressa Cecilia Invitti, direttore del Dipartimento di Scienze Mediche e Riabilitazione a Indirizzo Endocrino-Metabolico e del Laboratorio di Ricerche Diabetologiche dell’Istituto Auxologico di Milano – tratto da Ok Salute e Benessere, ott. 2017
Fonte immagine: Verdura e frutta Immagine gratis – Public Domain Pictures
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