Quel giorno incontrai una buffa piantina. Ne strappai una foglia più incuriosito che arrabbiato.
Nella mia mente infantile decisi che era una specie di erba-lucertola. Senz’altro l’avevo mangiata con altra verdura, ma in quel momento mi parve del tutto nuova.
Più tardi tornai davanti a quella pianta che viveva tra il muro e l’asfalto per poterla guardare con calma. Aveva un gambo peloso, con strane foglie dentate e fiorellini bianchi dall’odore penetrante. Allora la mia ricerca non andò oltre.
In seguito scoprii che si chiama rucola o ruchetta (da noi rughetta).
Che è un’erba sia selvatica che coltivata, da mangiare con l’insalata per lo più a crudo. Appartiene alla famiglia delle Crucifere e può arrivare a circa 50 centimetri di altezza.
È facile trovarla in tutto il bacino del Mediterraneo, dal mare agli 800-1000 metri. Ama crescere vicino ai muri, alle macerie, nei prati incolti, negli orti abbandonati, anche se si adatta bene a ogni tipo di suolo, meglio se calcare, arido e brullo.
Per quanto riguarda la raccolta delle foglie non c’è un vero e proprio “momento balsamico”, quando la pianta contiene la più alta concentrazione di principi attivi, ma possono essere colte quando più ci fa comodo.
Conosciuta da sempre è stata oggetto di studio fin dai tempi di greci e romani. Nel primo secolo Plinio, detto “il Naturalista” considerava la ruchetta un’erba afrodisiaca, in grado di risvegliare e stimolare la passione amorosa.
Probabilmente fu a causa di questa fama che in genere i monasteri non includono questa semplice erba tra quelle coltivate nei loro orti. La badessa Santa Ildegarda, grande esperta di medicina, nel Medioevo esortava le monache a preferire insalata e lattuga perché la rucola rendeva schiavi dei sensi.
Foglie e radici sono le parti maggiormente impiegate per combattere malanni e disturbi. Le doti di pianta afrodisiaca sono state confermate da eminenti uomini di scienza come Jean Valnet, medico e erborista francese del secolo scorso.
Nel passato si usava per contrastare lo scorbuto, malanno dovuto a mancanza di acido ascorbico (vitamina C) indispensabile per denti e ossa.
Per uso esterno può essere utile in caso di emergenza per medicare piccole ferite. Naturalmente se si può disporre di disinfettante non è il caso di fare esperimenti.
Se qualcuno volesse cimentarsi nella raccolta di questa o di altre erbe selvatiche sono necessari alcuni accorgimenti.
Raccoglierla quando è maggiore la presenza di principi attivi. I fiori si prendono poco prima della fioritura, le foglie durante la crescita, le radici in autunno. Ultima raccomandazione: informarsi sulle leggi che regolano la raccolta. Alcune specie non possono essere colte, altre solo in minima parte.
Fonte: “Rucola: dalle virtù così preziose!” è un estratto da un articolo di Gennaro Sportiello, tratto da Verdetà, bimestrale maggio 2020 – pensionati CNA
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