L’oppio a scopo terapeutico è stato utilizzato come farmaco fin dall’antichità…
I Sumeri della Mesopotamia avevano già sperimentato gli effetti euforizzanti dell’oppio, gli Egizi lo davano ai bambini per calmarli. Oggi i suoi derivati vengono impiegati soprattutto come analgesici. Il loro meccanismo d’azione è quello di ridurre la percezione del dolore sedando i recettori nervosi, sia a livello centrale sia periferico. Fra i derivati dell’oppio si segnalano la morfina o il fentanyl, indicati soprattutto nel dolore cronico di tipo oncologico. Le dosi di questi farmaci vanno individualizzate con cura, calibrando quella minima efficace che va assunta a orari stabiliti.
La somministrazione può essere a breve rilascio (sciroppo, gocce o flaconcini monodose) o a rilascio lento (compresse, capsule). A volte, nei casi più gravi, si prevede l’uso di apparecchiature, come le pompe per micro-infusione che permettono l’iniezione continua e ben dosata della quantità di farmaco utile per controllare il dolore. (m.a.m.)
La codeina per la tosse
Dalla trasformazione della morfina che, a sua volta, è un derivato dell’oppio si ottiene la codeina che, sotto forma di sciroppo, è usata per calmare la tosse dei bambini, ma anche degli adulti. Questo tipo di molecola riduce l’attività delle aree cerebrali che controllano quel riflesso difensivo che è la tosse, ma va utilizzata in dosi corrette per evitare il pericolo dipendenza.
Non solo, a volte, in fase di utilizzo si registrano anche altri spiacevoli effetti indesiderati: vomito, nausea, mal di testa.
- Essendo un sedativo, l’oppio rallenta i riflessi. Ecco perché dopo l’assunzione dello sciroppo alla codeina non bisognerebbe mettersi alla guida dell’auto.
- Si consiglia di ricorrere alla codeina in caso di insonnia causata dal continuo e insistente tossire.
- Non va usata se il disturbo è determinato da infezioni batteriche o virali, perché non è terapeutico.
CHE COS’È L’OPPIO
È il succo che si estrae incidendo il frutto non maturo del Papaver somniferum album. In Italia si trova nelle zone costiere, collinari e nelle basse montagne. La varietà spontanea ha fiori viola ed è considerata infestante. In vari Paesi, fra cui la Germania, la coltivazione dell’oppio è permessa con una licenza statale. Il primo produttore di oppio è l’Afghanistan. Dal lattice si ottiene, oltre agli antidolorifici, anche l’eroina, dagli effetti devastanti.
L’uso è quasi sempre ospedaliero
La somministrazione nei casi di dolore acuto e post operatorio è quasi sempre endovenosa e sottocutanea, dagli effetti immediati, ed è soprattutto utilizzata per i malati terminali. La morfina può essere assunta anche per via orale, ma la piena efficacia viene raggiunta dopo un’ora.
Un’alternativa per coloro che soffrono di dolore cronico sono i cerotti a rilascio graduale.
Controindicazioni: la morfina può causare vomito, nausea, blocco mestruale, anche dipendenza, sonnolenza, confusione mentale, difficoltà respiratorie. Dosi scorrette possono creare allucinazioni. La morfina non è efficace per quelle patologie dolorose causate da degenerazione dei nervi periferici (dolore post erpetico e da trigemino) e, nel caso di colica, può peggiorare il malessere. Attualmente i farmaci oppiacei sono sempre più spesso sostituiti da prodotti sintetici come l’ossicodone, che ha una potenza analgesica doppia rispetto alla morfina. C’è infine il metadone, che penetra più rapidamente nel sistema nervoso ed è utilizzato, a basse dosi, contro l’astinenza da eroina.
Fonte: tratto da Più Sani Più Belli, giugno 2018 – un articolo del dottor Antonio Colasanti, medico, fitoterapeuta e farmacista a Frosinone
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