La domanda nasce dalla recente netta presa di posizione della Società italiana di neonatologia contraria al parto in casa (500 ogni anno in Italia).
La Società cita i dati della letteratura scientifica che dimostrano un aumento di rischi sia per la madre sia per il neonato (uno studio israeliano parla di rischio di complicazioni triplicato).
Dal punto di vista puramente tecnico il parto domiciliare effettivamente non è una realtà percorribile, perché non si possono replicare a casa gli stessi standard di sicurezza assistenziale ospedaliera materno fetale. Oggi, poi, circa il 30% dei travagli si conclude con un taglio cesareo, eseguito nell’interesse della salute della mamma e del bambino.
- Vi è inoltre la possibilità di sanguinamento profuso della madre, tale da richiedere procedure trasfusionali di urgenza o altre manovre per arrestare l’emorragia post parto, fino alla necessità di rimuovere l’utero perché la situazione è diventata incontrollabile.
Di fronte a queste possibilità è chiaro che la scelta di un parto domiciliare oggi non permette ancora di rispondere in modo congruo alle possibili complicanze associate alla nascita.
Fonte: una risposta del Dott. Enrico Semprini, ginecologo a Milano – tratta da Starbene, 2/07/19