Occhio secco? Una patologia in aumento…
Lo sapevate che il 40 per cento dei bambini che abitano in città rischia problemi di irritazione e disidratazione oculare, rossori e pruriti, anomalie della lacrimazione e secrezioni dannose che potrebbero portare alla sindrome dell’occhio secco?
Lo rivela un recente studio medico internazionale pubblicato sul British Journal. Smog, inquinanti atmosferici, polveri sottili, fumo di sigaretta, ambienti secchi (a causa dell’aria condizionata o del riscaldamento) sono infatti i principali fattori che, soprattutto nelle moderne metropoli, minacciano la salute degli occhi.
- E i bimbi, evidentemente, sono i soggetti più fragili, assieme agli anziani e alle donne in menopausa, messe a rischio, però, principalmente da problemi di origine ormonale.
Ma che cosa significa soffrire di sindrome dell’occhio secco?
In parole povere vuol dire essere a secco di lacrime»: avere lacrime in quantità scarsa e insufficiente al corretto funzionamento dell’occhio e alla sua protezione.
Ma la colpa potrebbe anche essere di un film lacrimale alterato, con una composizione tale da non garantire più la corretta protezione dell’occhio. E badate bene che non stiamo parlando delle lacrime versate per un dolore o un’emozione, ma di quelle pressoché invisibili che mantengono costantemente umido l’occhio.
- «Il film lacrimale – spiega Lucio Buratto, direttore scientifico del Centro Ambrosiano Oftalmologico (CAMO) – è quello strato di liquido che bagna le strutture anteriori dell’occhio, facendo da interfaccia tra l’occhio e l’ambiente. La luce giunge all’occhio passando attraverso le lacrime; la presenza di un buon strato di lacrime è quindi fondamentale per consentire all’occhio di avere una buona vista».
Nel 1950 Andrew De Roetth introdusse per primo il termine «occhio secco» (dry eye), ma solo nel 1995 la Commissione Internazionale del National Eye Institute definì la sindrome dell’occhio secco come quell’insieme di sintomi causati dall’alterazione del film lacrimale.
La sindrome può essere provocata da una ridotta produzione di lacrime (per patologie della ghiandola lacrimale, ostruzione dei dotti lacrimali, perdita della lacrimazione riflessa da herpes, diabete, lenti a contatto), o da un’aumentata evaporazione del film lacrimale non compensata da un aumento della secrezione (alterata chiusura palpebrale, blefariti, malattie sistemiche, meno pausa, farmaci).
- Ma la diagnosi spesso non è semplice perché la carenza di lacrime può dipendere anche dallo stile di vita e dal livello di stress che grava sulla persona. Non solo. Man mano che l’età avanza, gli occhi producono lacrime con un minore contenuto di lipidi che sono necessari alle lacrime per evitare che la loro parte acquosa evapori troppo velocemente.
E poi, per l’altra metà del cielo, ci sono i problemi legati alla meno pausa. Le variazioni dei livelli ormonali possono, infatti, ridurre la naturale produzione di lacrime.
Ecco perché la sindrome dell’occhio secco predilige il sesso femminile dopo i 35-40 anni di età. Le donne in menopausa (circa il 60 per cento della popolazione femminile italiana) sono, a tutti gli effetti, il gruppo più numeroso tra i pazienti che soffrono di questo disturbo.
Un quadro così complesso di fattori più o meno corresponsabili della sindrome dell’occhio secco, ha stimolato la nascita del CIOS, il Centro Italiano Occhio Secco di Milano, la prima struttura con specialisti e apparecchiature diagnostiche moderne e in grado di affrontare con metodi multidisciplinari quella che oggi sta diventando un’emergenza socio-sanitaria delle grandi aree urbane e industriali italiane.
Fonte: “Occhio secco? Una patologia in aumento” è un bell’articolo di Maurizio Fossati tratto da La Nazione del 17/04/2016
Fonte immagine: File:Iris – right eye of a girl.jpg – Wikimedia Commons