Questo studio prospettico, iniziato alla fine degli anni Novanta, ha analizzato il tassello mancante, ovvero l’associazione tra consumo di cereali pronti e mortalità totale e per cause specifiche. Lo studio è stato condotto su un’ampia coorte di popolazione, 566.399 uomini e donne, di età compresa tra 50 e 71 anni all’avvio della ricerca, suddivisa in gruppi in base ai quartili di consumo di cereali pronti: 0,67 g/die, 3,48 g/die, 9,33 g/die, e 22,48 g/die.
È emerso che il rischio di mortalità per tutte le cause era inferiore del 15% nei maggiori consumatori di cereali pronti (quarto quartile) rispetto a coloro che ne assumevano meno (primo quartile). La riduzione del rischio di mortalità per cause specifiche tra i consumatori di cereali pronti oscillava invece tra il 10% (per tutti i tipi di tumore) e 30% (per il diabete di tipo 2).
Questo studio dimostra per la prima volta una chiara associazione inversa tra consumo di cereali pronti, intesi come alimento completo, e riduzione della mortalità totale e per cause specifiche. I risultati rafforzano quindi la certezza che il consumo di un alimento nella sua interezza è determinante più del consumo di un suo singolo componente (in questo caso le fibre) per l’effetto benefico a lungo termine sulla salute.
Fonte: trovi l’articolo in originale e anche in lingua inglese su Nutrition Foundation – 14-12-2015 – Xu M, Huang T, Lee AW, Qi L, Cho S. J Am Coll
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