Definite in medicina “discromie cutanee o iperpigmentazioni”, sono la conseguenza di alterazioni del funzionamento dei melanociti, le cellule addette alla produzione della melanina (pigmento che, oltre a colorare pelle, capelli, peli e occhi, protegge la cute dall’azione dannosa dei raggi ultravioletti).
I melanociti non solo con l’avanzare dell’età tendono a non lavorare più nella maniera corretta, favorendo una distribuzione disomogenea del pigmento, ma sotto l’influenza dei raggi del sole e di qualsiasi altra fonte di luce (lampade solari, schermo computer, ecc.), con una funzione protettiva ne producono in eccesso, determinandone di contro antiestetici accumuli.
In condizioni normali, il compito di rimozione del surplus di melanina è svolto dagli “scavenger” – veri e propri spazzini dei nostro organismo – ma quando il meccanismo, controllato da fattori sia genetici sia ormonali, per qualsiasi motivo a questi riconducibile s’inceppa, la comparsa dell’inestetismo diventa inevitabile.
- Tanto per rendere meglio l’idea, basti sapere che solo il 13% delle cause rientra nelle naturali conseguenze del fisiologico invecchiamento: tutto il resto dipende essenzialmente dal troppo sole e dall’incidenza di questo su squilibri ormonali (menopausa, gravidanza…), farmaci invasivi (antistaminici, antinfiammatori, antibiotici…), pillola contraccettiva, cattive abitudini alimentari (dieta ricca di grassi, carenza di vitamine, minerali, oligoelementi…), prodotti topici non idonei (contenenti sostanze fotosensibilizzanti).
E non solo: secondo le ultime ricerche, anche l’inquinamento non sarebbe da sottovalutare!
Fonte: estratto da un bel servizio di Monica Bratta su Più Sani Più Belli, ottobre 2016 – con la consulenza del dottor Raffaele Siniscalco medico chirurgo estetico e della cosmetologa Brigitte Valesh.