I cani hanno 220 milioni di recettori olfattivi (noi umani ne abbiamo solo 5-10 milioni); un poderoso apparato nasale che li aiuta non solo a ritrovare una persona dispersa, ma addirittura a captare le sostanze prodotte dalla biochimica del tumore alla prostata.
- E’ il risultato di uno studio di quattro anni su 9.000 uomini e condotto dagli urologi di Humanitas Mater Domini di Castellanza e dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, in collaborazione con il Centro militare veterinario di Grosseto.
Sì, i cani rigorosamente addestrati sono riusciti, fiutando campioni di urina, a riconoscere la presenza di un tumore della prostata con un’accuratezza del 98%.
Sono nuove frontiere di ricerca: riuscire a capire quale sostanza il cane fiuti, quale metabolismo delle cellule o dei tessuti produca questo odore, per sviluppare, poi, una tecnologia che emuli l’olfatto del cane.
- Si avrebbe così un innovativo e prezioso strumento per la diagnosi precoce del tumore alla prostata, una patologia che in Europa colpisce 1 uomo su 7 oltre i 50 anni di età.
In attesa di intriganti sviluppi futuri, il periodico controllo resta uno dei cardini principali della prevenzione.
Sintesi dell’articolo del professor Paolo Veronesi (Presidente della Fondazione Umberto Veronesi) – fonte Oggi, 30 novembre 2016