L’Alzheimer è la forma più comune di demenza senile degenerativa, che colpisce circa il 5% delle persone con più di 60 anni, ma non è l’unica. Vediamo le differenze.
ALZHEIMER
Descritta per la prima volta nel 1906 dal neurologo tedesco Alois Alzheimer, grazie al contributo dell’italiano Gaetano Perusini, la malattia è associata alla produzione anomala nel cervello di due proteine (beta-amiloide e tau) che si ammassano in placche distruggendo i neuroni: si scatena così un progressivo deterioramento della memoria e delle funzioni cognitive che si ripercuote sulla capacità di parlare e di pensare, ma può causare anche altri problemi, fra cui stati di confusione, cambiamenti di umore e disorientamento nello spazio e nel tempo.
- Le cause della malattia sono ancora ignote: il decorso è lento e, in media, i pazienti possono vivere fino a otto-dieci anni dopo la diagnosi.
DEMENZE VASCOLARI
Rappresentano la seconda causa più frequente di demenza dopo l’Alzheimer. Caratterizzate da una diminuzione delle capacità cognitive, sono causate da problemi di circolazione nei vasi sanguigni del cervello, che provocano una riduzione dell’afflusso di ossigeno e sostanze nutritive. I sintomi possono variare notevolmente, a seconda del danno vascolare all’origine della demenza e delle aree cerebrali coinvolte.
DEMENZA A CORPI DI LEWY
È la terza forma più frequente di demenza: simile all’Alzheimer, si associa anche a segni tipici del Parkinson, come tremore e rigidità muscolare. I malati soffrono di allucinazioni, che spesso non rispondono agli psicofarmaci, e manifestano disturbi del sonno nella fase Rem, a volte accompagnati da sogni molto forti e angoscianti.
DEMENZE FRONTO-TEMPORALI
Sono un gruppo eterogeneo di malattie neurodegenerative provocate da una progressiva atrofia delle regioni frontali e temporali del cervello. Sono associate a un deterioramento delle capacità intellettive e caratterizzate da disturbi del comportamento e del linguaggio. Talvolta possono manifestarsi rigidità e disturbi del movimento simili a quelli del Parkinson.
Fonte: estratto da un bel servizio di Elisa Buson su Ok Salute e Benessere, ottobre 2018