Alcuni ricercatori hanno esaminato vari alimenti e la loro carica infiammatoria (misurata con biomarker, come la proteina C reattiva). Hanno così proposto un utilissimo strumento, detto DII (Indice infiammatorio degli alimenti). Ora sappiamo, quindi, che i cibi con un maggior indice infiammatorio sono:
- ✓ i prodotti industriali con additivi e conservanti;
- ✓ i carboidrati raffinati;
- ✓ i salumi e la carne lavorata in genere (wurstel, insaccati);
- ✓ gli alimenti ad alto indice glicemico… Etichetta alla mano, bisogna controllare che nel prodotto non ci siano grassi raffinati e idrogenati, zucchero bianco, cereali raffinati, dolcificanti in genere.
- ✓ Tra i cibi più infiammatori ci sono pure le patate (soprattutto fritte), che per il loro alto indice glicemico possono causare resistenza insulinica, con sovrappeso, obesità e infiammazione.
Ma, avvertono i ricercatori, a fare la differenza è la dieta in generale: se, per esempio, affianchiamo alla carne, infiammatoria, molte verdure e spezie (antinfiammatorie, grazie a fibre e antiossidanti) possiamo ridurre il problema, soprattutto se il cibo infiammatorio non viene consumato spesso.
Il problema non è solo la qualità, ma anche la quantità.
“Il bilancio energetico positivo, a lungo andare, determina un’alterazione importante del tessuto adiposo, che s’inserisce in un aumento della resistenza insulinica, con un effetto proinfiammatorio determinato dalla presenza in surplus dell’insulina stessa nell’organismo, che a sua volta induce la sovraproduzione della serie infiammatoria di eicosanoidi e prostaglandine”. È un vero effetto domino che, col tempo, apre la porta alle patologie cronico-degenerative.
Fonte: estratto da un bel servizio di Giuliana Lomazzi su Più Sani Più Belli, ottobre 2018 – con la consulenza della dott.ssa Laura Gogioso, biologa nutrizionista di Modena, specializzata in Scienza dell’Alimentazione