Vergogna, disagio e difficoltà a uscire di casa. L’incontinenza urinaria ha un forte impatto su chi ne soffre. Come intervenire
Un colpo di tosse o una risata e all’improvviso, senza riuscire a controllarsi, si rischia la perdita involontaria di urina. Una situazione che si ripete migliaia di volte ogni giorno, visto che sono cinque milioni gli italiani che soffrono di incontinenza urinaria, di cui quasi tre milioni e mezzo sono donne, soprattutto dopo i 50 anni. Oltre i 75 anni, una persona su due deve fare i conti con il problema, senza distinzione di sesso.
UN PROBLEMA, TANTE CAUSE
L’incontinenza urinaria può manifestarsi per varie ragioni.
- Da sforzo o da stress: è causata da un colpo di tosse, uno starnuto, una risata, una corsa o dal sollevamento di un carico pesante, per la pressione sulla vescica.
- Da urgenza: improvvisa e impellente, può presentarsi anche di notte. Può capitare nel momento in cui si è davanti alla porta di casa, si inserisce la chiave e non si riesce proprio a trattenersi.
- Mista: quando sono presenti contemporaneamente l’incontinenza da sforzo e da urgenza.
- Da rigurgito o overflow: quando la vescica è troppo piena e si perde qualche goccia. Si verifica quando il muscolo non si contrae in maniera efficace e può essere causata dal cistocele, lo scivolamento della vescica verso il basso.
- Funzionale: quando non si riesce ad arrivare in bagno per tempo. Capita a persone anziane o a chi soffre di una malattia neurologica, come il Parkinson o la sclerosi multipla.
DOPO UN FIGLIO E IN MENOPAUSA
«Nelle donne, specie in chi ha partorito e dopo la menopausa per il calo degli estrogeni. si verifica un’alterazione delle strutture di sostegno del pavimento pelvico, che causa la perdita di urina» spiega il dottor Oreste Risi, direttore dell’unità operativa di Urologia e responsabile dell’unità di Urodinamica, Asst BgOvest.
- «Per prevenire il disturbo è utile, prima e dopo il parto, fare esercizi per il rafforzamento del pavimento pelvico, evitare l’aumento di peso e bere un litro e mezzo di acqua lungo l’arco della giornata», dice l’esperto.
- Per curarlo, rivolgersi al medico di famiglia, poi all’urologo o al ginecologo.
Fonte: Servizio di Livia Gamondi, con la consulenza del dottor Oreste Risi, direttore dell’unità operativa di Urologia e responsabile dell’unità di Urodinamica, Asst BgOvest – tratto da Viversani e Belli, 14/09/18