Per probiotici si intende una categoria di batteri non patogeni che, introdotti attraverso i cibi o da soli, resistono agli acidi dello stomaco e fanno bene alla salute, supportando la colonia di batteri benefici già esistente.
Questi ultimi, come sappiamo, hanno un ruolo di guardia del corpo del nostro intestino. Tuttavia in certi periodi, caratterizzati da assunzione di antibiotici, alimentazione acidificante, malattie o stress, il loro numero non è sufficiente a garantire una microflora attiva. In questi casi possiamo ricorrere a preparati a base di batteri vivi (fermenti lattici), reperibili in erboristeria e farmacia.
Sono utilissimi in caso di influenza gastrointestinale, diarrea, colite ulcerosa o sindrome del colon irritabile. Alcuni probiotici producono il prezioso acido butirrico, che ha la funzione di rafforzare i villi enterici i quali, se più stabili e grandi, sono in grado di assorbire più vitamine e minerali e rifiutare le sostanze tossiche.
È utile integrare la dieta con batteri vivi nei cambi di stagione e soprattutto in inverno, perché rafforzano le difese immunitarie. Alcuni studi recenti stanno valutando se i probiotici possano essere efficaci anche nella prevenzione delle allergie e della dermatite atopica dei bambini, e anche di disturbi digestivi, intolleranza al lattosio, infiammazioni articolari, obesità e diabete.
Ma non tutti i probiotici sono adatti a qualsiasi disturbo: alcuni sono specifici per rafforzare il sistema immunitario, altri per combattere la dissenteria o stitichezza e così via. La cosa migliore da fare è provare un probiotico specifico e, se non si vedono risultati, provare con una o due specie microbiche diverse. Per tutti vale la regola che devono essere assunti per almeno quattro settimane di seguito, altrimenti non riuscirebbero a sopravvivere per il tempo necessario all’interno della flora intestinale.
A tutt’oggi i probiotici che riscuotono l’attenzione della ricerca sono i lattobacilli e i bifidobatteri ovvero i fermenti lattici probiotici. C’è poi un altro probiotico su cui si concentrano le ricerche: si tratta di un lievito, il Saccharomyces boulardii, che ha un’azione resistente agli antibiotici.
Fonte: estratto dal bel servizio di Giordana Ruatasio su Riza Psicosomatica, gennaio 2018
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