Nei mesi scorsi diversi integratori e preparati a base di curcuma sono finiti sotto accusa perché il loro uso era associato ad alcuni casi di epatite colestatica acuta. Dopo lunghe indagini e analisi il Ministero della salute ha fatto luce sulla vicenda.
- A provocare la malattia non è stato un contaminante, ma la stessa curcuma, che, se assunta in alte dosi, può avere questo effetto su soggetti che già hanno problemi al fegato.
Le cause delle epatiti, spiega il Ministero in una nota, «sono verosimilmente da ricondurre a particolari condizioni di suscettibilità individuale, di alterazioni preesistenti, anche latenti, della funzione epatobiliare o anche alla concomitante assunzione di farmaci».
I prodotti assunti avevano concentrazioni elevate di curcuma, e spesso contenevano altri ingredienti per aumentarne l’assorbimento. Per questo, presto sarà aggiunta sull’etichetta dei preparati di questo tipo un’avvertenza per sconsigliarne l’uso a persone con “un’alterazione della funzione epato-biliare o con calcolosi delle vie biliari”.
Chi assume farmaci di qualunque tipo dovrà sempre sentire il parere del medico prima di assumerli.
Per gli amanti della spezia, però, niente paura, la curcuma in polvere potrà continuare a essere aggiunta ai piatti senza problemi.
Fonte: un articolo di Giorgia Nardelli, tratto da Starbene, 27/08/19