La fragilità capillare non è una condizione pericolosa per la salute. Tuttavia il caldo estivo può fare comparire o accentuare sulle gambe numerose venuzze accompagnate a volte anche da senso di pesantezza e di gonfiore».
Sono le parole del professor Giovanni Battista Agus, docente di Chirurgia vascolare e Angiologia all’Università degli Studi di Milano, presidente d’onore del Collegio italiano di flebologia, autore di oltre cinquecento studi scientifici e uno dei più esperti angiologi.
Che cosa è la fragilità capillare?
«È un disturbo della circolazione del sangue e ne esistono di due tipi. La fragilità vera e propria è una manifestazione acuta che porta ad avere ematomi e soprattutto ecchimosi dovuti a una diffusione di sangue sottopelle. È una condizione temporanea e i sintomi scompaiono in pochi giorni da soli o con apposite creme. La fragilità capillare può essere secondaria anche a malattie internistiche come una epatopatia. Va distinta da quella che noi medici chiamiamo teleangectasia, cioè “vasi dilatati lontani dal cuore”: così indichiamo i capillari dilatati, permanentemente visibili, provocati dal sangue stagnante negli stessi, che interessa l’estetica delle donne».
«Può essere ereditaria oppure, nel caso delle donne, le più colpite dai capillari fragili, può essere provocata da un fattore ormonale, ma ci sono persone predisposte e altre che non ne soffrono. La frequenza delle malattie venose croniche è del 50 per cento fra le donne, che si tratti di una varice o, proprio, di presenza di teleangectasie».
«C’è un legame con la cellulite o con l’adiposità localizzata soprattutto nelle cosce e nei fianchi. In questi casi si crea un circolo vizioso con la circolazione capillare, perché la cellulite provoca la fragilità capillare e la fragilità capillare provoca la cellulite».
«La fragilità capillare di tipo costituzionale-familiare può presentarsi anche presto, già a diciotto anni, ma è più frequente dopo la gravidanza, perché nel primo trimestre della gestazione la donna ha un aumento fino a duecento volte degli ormoni femminili, che servono al feto per crescere. Se ha una sola gravidanza, generalmente, al termine dei nove mesi, la fragilità capillare scompare. Però, se la donna ha una seconda o una terza gravidanza, la fragilità capillare rimane e i capillari sono sempre più marcati».
«Sì, ma meno, tanto che può averla un uomo su dieci. Infatti l’uomo eredita la fragilità capillare dalla mamma. La donna può avere la fragilità capillare anche indotta da se stessa, poiché essa è provocata dagli ormoni femminili».
«Il sole di per sé non fa male ai capillari; il caldo fa male. Per evitare il danno provocato dal calore in eccesso è sufficiente prendere il sole rinfrescandosi di tanto in tanto o, se si è al mare, stando spesso in acqua. Il sole, anzi, serve a camuffare i capillari, li nasconde, li rende meno visibili. Inoltre un errore da non commettere mai è mettere un asciugamano sulle gambe, perché si crea un effetto serra che non è benefico. Consiglio piuttosto di tenere le gambe all’aria, sempre, ovviamente, dopo avervi applicato le creme solari giuste».
«Possono comparire capillari isolati, puntiformi, simili a lineette rosse o blu, oppure a forma di tela di ragno. Frequente è la forma cosiddetta arborizzante, simile a un pino mediterraneo. In questo caso c’è una vena più grossa simile al tronco, chiamata venula nutrice, e sopra c’è la chioma formata dai capillari. Questi segni esterni possono essere associati a gonfiore, senso di bruciore, dolore».
«No, ci sono sedi differenti. Può comparire sulle gambe soprattutto nelle zone tibiali, cioè sui polpacci, e sulle cosce, più in alto delle ginocchia. Ma la sede importante per la prognosi è quella cosiddetta attorno al malleolo, cioè alla caviglia.
Se la fragilità capillare compare in quel punto è un campanello d’allarme: vuole dire che, prima o poi, verranno le varici e dunque la malattia venosa cronica più seria. Per questo hanno rilevanza clinica i capillari attorno alla caviglia rispetto a quelli che compaiono su cosce e gambe e che possono restare così tutta la vita, come unico problema estetico».
Fonte: estratto da un bella intervista di Roberta Pasero al professor Giovanni Battista Agus, docente di Chirurgia vascolare e Angiologia all’Università degli Studi di Milano, presidente d’onore del Collegio italiano di flebologia, autore di oltre cinquecento studi scientifici e uno dei più esperti angiologi – su Di Più, 28/06/19
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