Il ricorso alle piante comporta anche dei rischi.
E’ recente, per esempio, la notizia che negli USA, il 20% delle malattie epatiche, sarebbe dovuto all’abuso di prodotti erboristici.
Com’è possibile?
«Dipende dalle contaminazioni con metalli pesanti, pesticidi, o dall’aggiunta alle formule di farmaci tossici. Il problema riguarda, soprattutto, i prodotti provenienti dall’Asia», sottolinea il dottor Maurizio Grandi.
Se vuoi provare erbe cinesi o ayurvediche stai alla larga dai ‘negozietti etnici’, ma chiedi al medico e affidati alle aziende serie che trovi in farmacia. Occhio alle formule dimagranti cinesi: possono contenere erbe tossiche per i reni.
In genere, le piante di casa nostra riportate nella Farmacopea ufficiale e forti di una tradizione secolare sono sicure ma, dato che tutti i fitoderivati e gli integratori con piante (botanicals) sono considerati integratori alimentari e sottoposti alla regolamentazione dell’Efsa (l’autorità europea per la sicurezza alimentare), i controlli sono scarsi: efficacia e qualità sono affidate alla competenza e all’etica professionale dei produttori.
Non sono poche le interazioni tra erbe e farmaci:
- se assumi dei medicinali certe piante possono potenziarne gli effetti e crearti disturbi. Per questo va sempre chiesto il consiglio del medico;
- se sei in terapia con anticoagulanti devi evitare il ginkgo biloba e l’olmaria;
- se stai prendendo antidiabetici, no a bardana e ginseng (quest’ultimo controindicato anche se hai la pressione alta);
- l’iperico potenzia gli effetti di alcuni antidepressivi e diminuirebbe gli effetti della ciclosporina.
In gravidanza occhio ai lassativi vegetali come senna e cascara, mentre puoi prendere i semi di psillio. Ruta e assenzio sono abortive e la withamnia indiana stimola le contrazioni.
Articolo di Rossana Cavaglieri (con la consulenza del dottor Maurizio Grandi, autore del libro “Cancro, l’alleanza terapeutica” – fonte Starbene, 28 novembre 2017