Eczemi a fior di pelle, ma anche gonfiore addominale e difficoltà digestive: colpa di questo metallo, che ora puoi mettere k.o. con una nuova terapia.
Importante novità per quel 20% di donne che soffrono di allergia al nichel, metallo il cui nome significa “folletto dispettoso” per le dermatiti procurate ai minatori del Nord Europa.
«Provoca la classica Dac (dermatite allergica da contatto), che si manifesta con una reazione eritemato-pruriginoso della cute», spiega Antonella Tammaro, responsabile dell’ambulatorio di dermatologia allergica dell’ospedale Sant’Andrea di Roma.
«48-72 ore dopo essere entrate in contatto col metallo, compaiono delle vescicole sierose che danno un intenso prurito e che aggravano il quadro con microlesioni da grattamento».
MA ORA ARRIVA IL VACCINO.
Centro-pilota della nuova terapia, l’Ospedale Sant’Andrea di Roma, ha somministrato per tre anni il vaccino antinichel a 500 pazienti, la maggior parte donne, conseguendo un’alta percentuale di successo: la desensibilizzazione è pari al 98%.
«La terapia non ha controindicazioni o effetti collaterali, va proseguita per tre anni, ma già dopo tre mesi dà buoni risultati. Via via la paziente manifesta reazioni al nichel sempre meno intense, fino ad arrivare a una completa accettazione da parte del suo sistema immunitario, che non lo riconosce più come un nemico da combattere».
Purtroppo schivare il nichel è un’impresa ardua: si trova in orecchini e collane di bigiotteria, argento e oro bianco, in fibbie, cinture, gancetti del reggiseno, poi, detersivi, shampoo, tinture per capelli e un’infinità di cosmetici.
OLTRE CHE MOLTI CIBI.
A livello gastrico-enterico il nichel, ingerito quotidianamente senza rendersene conto, provoca un’infiammazione cronica del duodeno, con una varietà di sintomi (più o meno sfumati), che raramente il medico collega a questa forma di allergia.
Fortunatamente il vaccino agisce anche sul fronte ‘pancia’, provocando una graduale tolleranza del sistema immunitario nei confronti delle tracce metalliche presenti negli alimenti.
L’importante è seguire attentamente una dieta a rotazione: niente cibi ricchi di nichel per le prime sei settimane di terapia desensibilizzante e graduale reintroduzione degli alimenti incriminanti (uno alla volta, nelle settimane successive), fino a poter recuperare il piacere di mangiare tutto, senza disturbi, a partire dal quarto mese di ‘vaccinazione’.
Un articolo di Rossella Briganti su Starbene, 31 agosto 2015
La redazione di Bellezza & Benessere consiglia il libro: Nichel. L’intolleranza? La cuciniamo! – di Tiziana Colombo
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