Il pre-diabete non è una vera malattia, ma una condizione ancora reversibile. Le più recenti linee-guida italiane ed europee, infatti, suggeriscono un termine più corretto, cioè di “intolleranza glucidica”, per sottolineare quanto questa situazione non condanni una persona a diventare necessariamente diabetica.
COME SI SCOPRE? Per evidenziare le alterazioni precoci della glicemia, si consiglia di fare la curva da carico di glucosio nelle persone che presentano fattori di rischio, come l’obesità o una storia familiare di diabete.
CHE COSA FARE? In caso si scoprisse di avere il pre-diabete, occorre subito intervenire, riducendo prima di tutto l’eccesso di peso.
CHI È A RISCHIO? Per prevenire la comparsa del diabete di tipo 2 è bene individuare i gruppi di persone maggiormente a rischio, ai quali va indirizzata la prevenzione. Ecco quali sono:
In questa condizione non si avverte alcun disturbo, ma è presente una resistenza all’azione dell’insulina, con conseguente aumento dei suoi livelli nel sangue.
Il termine pre-diabete viene riservato a due condizioni di iniziale alterazione del metabolismo degli zuccheri.
ALTERATA GLICEMIA A DIGIUNO Caratterizzata da valori di glicemia compresi tra 100 e 125 mg/dl, che si scoprono con un prelievo di sangue da eseguire a digiuno.
INTOLLERANZA AL GLUCOSIO Con valori di glicemia compresi tra 140 e 199 mg/dl, che si scopre con un prelievo due ore dopo la somministrazione di un carico orale di glucosio.
Si parla di pre-diabete anche in caso di riscontro di emoglobina glicata (Hb glicata) compresa tra 42 e 48 mmol/mol.
Fonte: servizio di Cesare Betti, con la consulenza della professoressa Simona Frontoni, presidente della commissione scientifica Italian barometer diabetes observatory (Ibdo foundation), direttore U.o. di Endocrinologia e diabetologia all’ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina di Roma – tratto da Gli Speciali di Viversani e Belli Tutto su… Zucchero
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