Per me la parola prevenzione è importantissima, occupa un posto centrale nella mia vita di medico e di uomo che crede nel progresso della ricerca scientifica.
Prevenire significa raccogliere ciò che si sa, condividerlo e metterlo in pratica per ridurre sofferenze e costi futuri. È un paradigma fondante per la salute di una comunità e, se siamo abituati a pensarci in relazione a malattie diffuse come i tumori, il diabete o le malattie cardiovascolari, forse dovremmo imparare a pensarci anche in relazione alla salute della mente.
Ad esempio: lo sapevate che anche la demenza si può, almeno in parte, prevenire?
E che su alcuni fattori di rischio possiamo intervenire presto, molto tempo prima di avere i capelli bianchi, addirittura dai banchi di scuola?
La demenza è una malattia cronica legata all’invecchiamento, che può manifestarsi con deficit cognitivi e disturbi del comportamento più o meno gravi, può peggiorare in maniera più o meno rapida. Si calcola che nel mondo ci siano almeno 50 milioni di persone con demenza e fra trent’anni saranno tre volte tante.
A cosa è dovuta?
C’entra l’età e c’entra la genetica, su cui possiamo intervenire ben poco. Ma ci sono tanti altri fattori legati all’ambiente in cui viviamo e alle abitudini, e quelli sono lo spazio d’azione possibile. C’è chi ha provato a contarli, raccogliendo le evidenze scientifiche a cui si è giunti finora.
Di recente, infatti, una commissione creata ad hoc dalla rivista scientifica Lancet, ha pubblicato la lista aggiornata dei possibili fattori di rischio da minimizzare per preservare la memoria e la lucidità mentale, e ai nove già identificati ne ha aggiunti tre nuovi di zecca: l’aria inquinata, i traumi alla testa e il consumo eccessivo di alcolici.
Secondo il team di ricercatori di Lancet, questi sono i «magnifici 12», i possibili meccanismi che nel corso della vita ci aiutano a proteggere la nostra mente (e che, messi insieme, potrebbero evitare o ritardare il 40% dei casi di demenza nel mondo):
- controllare il diabete;
- trattare l’ipertensione;
- prevenire i traumi cranici;
- smettere di fumare;
- ridurre l’inquinamento dell’aria;
- ridurre l’obesità nella mezza età;
- praticare esercizio fisico regolare;
- ridurre la depressione;
- evitare l’eccesso di alcol;
- trattare i deficit uditivi;
- mantenere contatti sociali frequenti;
- raggiungere livelli di istruzione elevati.
Ecco, io mi auguro che una lista come questa sia ben chiara anche a chi, nei prossimi mesi o anni, deciderà delle politiche per il controllo del tabagismo e dell’alcolismo, degli incentivi per lo sport, del futuro della scuola, del verde pubblico, della qualità dell’aria che respiriamo.
Fonte: un articolo di Paolo Veronesi, presidente della Fondazione Umberto Veronesi e direttore della divisione di senologia chirurgica all’Istituto europeo di oncologia di Milano – tratto da Ok Salute e Benessere, settembre 2020
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