Celiachia: troppe donne ignorano di averla!

Una persona su 100, in Italia, è celiaca.
Ovvero convive con una infiammazione cronica dell’intestino tenue scatenata dall’ingestione di glutine (frazione proteica, alcol solubile, presente in alcuni cereali tra i quali frumento, segale, orzo, avena, farro, spelta, kamut, triticale.
Responsabile dell’effetto tossico è la prolamina in essi contenuta.
Seicentomila sono i casi già riconosciuti nel nostro Paese, mentre 500 mila soggetti non sanno ancora di essere intolleranti e geneticamente predisposti alla malattia del secolo: la celiachia.
  • Le donne per le quali il glutine è off-limits sono il doppio degli uomini, ben 400 mila.
Di queste, appena 115 mila hanno ricevuto la diagnosi. Le altre sono esposte quotidianamente alle complicanze dell’intolleranza (per aiutare i medici di base e gli specialisti a riconoscere queste pazienti è online una guida gratuita, semplice e completa, disponibile sul sito www.celiachia.it.
  • «Circa 300 mila italiane celiache spiega Marco Silano, coordinatore del comitato scientifico AIC – non hanno neppure il sospetto di non tollerare il glutine, anche perché la malattia spesso si manifesta nel sesso femminile con sintomi lievi o a carico di diversi organi e sistemi.

 

La sterilità senza altra causa, l’endometriosi, un menarca tardivo o una menopausa precoce, le alterazioni del ciclo e l’amenorrea sono sintomi frequenti, così come le fratture spontanee in donne giovani o l’anemia da carenza di ferro che si manifesta in una celiaca su due.
Una celiachia non riconosciuta, inoltre, aumenta il rischio di problemi in gravidanza come aborti ripetuti, ritardo di crescita intrauterino, prematurità, basso peso alla nascita, taglio cesareo».
«In presenza di queste condizioni – consiglia Silano – è opportuno sospettare che la paziente soffra di un’intolleranza al glutine e sottoporla ai test per verificarlo. La guida AIC nasce, appunto, come strumento per facilitare l’individuazione della patologia in assenza dei classici sintomi gastrointestinali: diarrea, dimagrimento e continuo mal di pancia».

Se non trattata la celiachia può portare a conseguenze anche drammatiche come il linfoma intestinale. Ma anche l’intolleranza non riconosciuta per molto tempo genera gravi danni alla mucosa dell’intestino (tra i quali l’atrofia dei villi).

Solo una dieta senza glutine, condotta con rigore e decretata da un professionista, al momento può garantire al celiaco un perfetto stato di salute. Ai problemi fisici e psicologici vanno poi aggiunti i costi, notevoli, a carico delle famiglie (100 euro al mese per la donna, 150 per l’uomo) e del sistema sanitario nazionale.

«La diagnosi di celiachia, oltre che un dovere verso la salute dei pazienti, è un’importante operazione di prevenzione e di contenimento della spesa sanitaria – spiega il presidente di AIC, Giuseppe Di Fabio – perché il celiaco non diagnosticato, o con diagnosi tardiva, manifesta gravi complicanze che costringono a frequenti ricorsi a cure mediche che gravano sulla collettività. Servono, in media, ancora sei anni per giungere alla diagnosi, sprecando denaro pubblico con esami inutili e costosi e ritardando l’inizio della terapia».

Contro le indicazioni degli esperti, però, una delle ultime mode in campo alimentare è la dieta gluten free, anche per chi non soffre di celiachia: secondo una ricerca Doxa, 3 italiani su 10 pensano che un’alimentazione senza glutine faccia dimagrire (e 1 su 10 che sia più salutare). Convinzione smentita dagli esperti:

  • «E’ preoccupante – dice Luca Piretta, nutrizionista, specialista in gastroenterologia e docente all’Università Campus Bio-medico di Roma – che la glutenfobia si stia diffondendo senza fondamento. Il glutine è dannoso solo per i celiaci e gli ipersensibili, quindi l’1 per cento della popolazione mondiale. Gli altri possono mangiarlo senza problemi».

Fonte: “Celiachia: troppe donne ignorano di averla!” è un estratto da un bel servizio di Federica Cappelletti su La Nazione, 5/06/16

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